Gusti e idee dei ragazzi secondo l’ambito d’intervento?

Sono ormai passati alcuni mesi del mio servizio come volontario a Firenze (la metà del progetto). Ma con ogni mese che passa mi rendo conto della differenza esistente fra i ragazzi che si trovano in un servizio di protezione e quelli altri che si trovano nei carcere minorile come rei d’un reato criminale. Questo mi ha provocato uno shock fra i diversi rapporti con gli utenti nei servizi.

A livello generale sarebbe facile distinguere le differenze più grandi (se si guarda dall’esterno), ma per conoscere bene queste differenze si deve fare un’analisi più profondo. Cose semplici come i gusti dei ragazzi, atteggiamenti, idee sul loro futuro, musica, ecc… Tutti possono pensare che sono adolescenti e bambini in situazioni con un notevole significato di difficoltà, perciò condivideranno tantissime cose. No invece.

Ho provato a vederlo dal punto di vista dell’interculturalità e la storia culturale di ogni paese (Italia e Spagna), comunque non è stato possibile giustificarlo solo con questa prospettiva. Si possono analizzare sui tanti punti giacchè uno solo non avrebbe la forza sufficciente per descrivere tal situazione. Inoltre io mi contemplerò sui quelle caratteristica basate sulla metodologia di lavoro e gli interessi dei propri minori.

Prima visione: Metodologia di lavoro. È chiaro che i minori stabiliti in un centro di protezione di solito sono vittime di una situazione non favorevole nel loro ambito familiare e  perciò si fa uso dei centri diurni o comunità residenziali. Anche è ovvio descrivere ai ragazzi nei carceri minorili come quelli agenti colpevoli di un reato criminale (visioni generali e simplificate). Cioè si pensa che per essere “vittima” di una situazione complessa si deve dare una risposta educativa e per essere “colpevole” d’un reato si deve dare una risposta punitiva.

Minori Carcere “La regola principale dei centri d’internamento dei minori è basata sull’adempimento di una condanna per il crimine fatto attraverso una risposta educativa”.  

A volte l’opinione sociale sui questi ragazzi non permette di sviluppare in maniera corretta questo modo d’intervento. Sebbene si abbia fatto una formazione e si possiedano le caratteristiche specifiche per fare questo lavoro non sempre si mettono in moto, ragione che solo aumenta la dimensione della incertezza sul futuro dei ragazzi trovati nei carceri, diventandolo così come centri di esclusione sociale per quelle persone che non possono vivere in una comunità sociale rispettando le regole di cittadinanza stabilite.

Comunque non si possono acquistare le competenze personali del rispetto dei valori sociali quando nemmeno si da attenzione ai motivi degli interessi cattivi che favoriscono gli atteggiamenti sbagliati per consolidare una società del rispetto. Per esempio perché si deve obbligare un ragazzo sedicenne a finire la scuola media quando il suo atteggiamento delittivo viene promosso per il mancato adempimento delle regole scolastiche? Invece si fa impegno sulla finalizazione della scuola media perché una persona pensa che ci sia lo migliore per lui… senza nemmeno consultare le proprie motivazioni del ragazzo oppure ascoltandolo quando le ha espresse. Di solito la risposta (in questo caso al minore in carcere) è stata l’obbligo di finire la scuola media affinché poi fuori dal servizio lui possa fare quello che vuole, perciò non sarà possibile che l’assitente sociale lo aiuti a cercare il corso di giardinaggio che voleva fare e del qualle voleva fare la sua professione. La conclusione finale di questo caso è stato il ringresso del minore nel centro di detenzione per i giovani per comissione d’un altro crimine non appena aveva finito di scontare la sua pena.

Laboratorio Giardinaggio

Seconda visione: Interessi propri dei ragazzi. Una volta introdotto questa visione nel paragrafo anteriore, ho potuto comprobare che i ragazzi delle carcere, al solito, non hanno tanti interessi per avere un futuro migliore, ovvero solo si preoccupano per continuare a fare quello che facevano prima (usare delle droghe, rubare, picchiarsi, ecc.) perché quella è l’idea che si è trasmessa dai propri genitori e anche il modo imparato per sopravvivere fuori delle sbarre. Devono lottare come si fossero delle persone adulte, potendo assumire una risponsabilità penale, ma essendo ancora piccoli per poter avere dei rapporti sessuali. I ragazzi delle comunità residenziali invece possono mostrare interessi per altre attività (musica, sport, studi, ecc.) e non perché sia un’idea avvenuta solo dai genitori, perché è un’idea promossa dal modo d’intervento, dove si può capire l’accesibilità alla vera educazione nei valori attraverso della scelta libera. Non si rendono persone dipendenti del sistema di protezione, anzi si prova a realizzare un acquisto delle abilità di decissione.

Questa voglia di migliorare le proprie posibilità nel futuro sono anche rafforzate quando dai centri residenziali si permette o almeno si ascolta l’opinione e preferenze del utente al cui si presta il servizio. Gusti per la cucina, l’estetica, lo sport e la musica vengono cercati dai servizi con l’obiettivo di promuovere l’acquisto delle abilità neccesarie per svolgere una vita indipendente attraverso le proprie motivazioni dei ragazzi. Il raggiungimento degli obiettivi personali di ogni caso si riescono rendendo la vita di ognuno al più normale possibile allontanandosi dalla loro situazione, ma senza lasciarla perdere.

Questo shock mi fa riflettare sull’importanza della orientazione educativa che richiedono i lavori con utenti minorenni. Innanzi si tratta del acquisto di competenze per la indipendenza personale, cioè un’apprendimento e questo apprendimento solo si riesce con una educazione, una vera educazione nei valori personali e sociali.

David Martín da Firenze (Italia).