“It is hard to change”: building houses at the Youth Exchange

The Exchange wasDSCN1587 brilliantly organized: the proposed activities were according to the subject of the reunion between Portuguese, Italian, Macedonian and Ukrainian people. One of the activities was particularly interesting to do, and even more to reflect on. I am referring to the exercise, in which the group of participants were divided in small communities, each one with a set of specific material resources to build a house big enough to shelter every inhabitant. Obviously, there were richer communities in certain items than others, developing natural inequalities that we can actually find in the real world.

DSCN1594Another very interesting thing was the internal dynamics and the relations between communities. Mine being the poorest (we had sticks more than enough to build a solid structure of the house but not enough cardboard to build the walls and roof), we felt the inequality more intensively. Our first reaction was of inferiority comparing to other communities, and we felt almost immediately the injustice and despair. Our second reaction was to get our hands dirty.

At this second stage, each member of my community took a particular position. Some acted straight away and started building the house with what they had – after all, it’s the Poor Mentality: if you have beans and potatoes, and your neighbour has meat and pasta, it’s not worth looking at his plate and drool, might as well make some soup with what you have.

Others tried to see the big picture and come up with DSCN1573alternative solutions with the wealthier neighbors.
They asked them what was their building plan, to see if it was compatible in any way with ours, they questioned them about the chance of swapping materials, and in every attempt a negative response came. The wealthier community could not understand that we had things they needed (the structure), and they had things that we needed. Fortunately, during the game, we could find some solidarity from other communities that helped us without wanting anything in exchange.
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In the end, everyone had incomplete, ugly and broken houses. Only afterwards, we’ve been told that we could have made ONE house, together, uniting forces to overcome each community’s limitation, that we could step out and observe the bigger objective of the exercise. We had failed on finding consensus, unity and flexibility. Naturally, the frustration was installed between all participants, such as an uprising for the lost time and despair about how to start over.

It is DSCN1600expected some resistance to change. It is hard to accept that our efforts have turned out useless, that we need each other to reach what we want. Those who have too much don’t want to share out of fear of the future; those who have too little fear asking for help and be forever in debt of the past. Overall, it’s hard to leave in the present and think that it is possible to live in harmony with different cultures, and that it is possible to overcome barriers that seemed at first sight insurmountable.DSCN1591 It is possible to look beyond what we’ve been taught since we were kids about rules, and stereotypes, and right or wrong. It is hard to change, but it is possible, and more than that, it’s a necessity in the current world.  We are all Made in the World.

Rita Nunes

Difficoltà dei Ragazzi a Costruire delle Relazioni nel Mondo Esterno

Una volta finalizzato il mio progetto volontario europeo (SVE) con la diaconia valdese nel centro Emily Gould di Firenze, ho scoperto le difficoltà che hanno i ragazzi adolescenti dentro d’un centro residenziale. Sono ormai conosciute queste situazioni nel periodo dell’adolescenza per il cui tutti passiamo permettendo l’acquisto delle abilità con le quali ci svolgeremo nel futuro. Ed è veramente complicato quando un’ adolescente che sperimenta questo inserimento in comunità deve cominciare a stabilire rapporti con altri ragazzi/e fuori del centro. Le scuole offrono la soluzione più diretta al permettere avere un numero d’ore più amplio per creare questi rapporti non succedendo lo stesso con i vicini, per esempio.

Oltre a questo si trovano le difficoltà proprie di ogni ragazzo/a. Aspetti a livelli fisici o psicologici che fanno difficile relazionarsi con gli altri, giacché alcuni diventano dipendenti di questi servizi, al meno durante il loro periodo di convivenza in comunità. Anche l’idea sull’opinione che possono avere gli altri confronto alla loro situazione è uno dei principali fattori che fanno ai ragazzi perdere le voglie di stabilire contatti col mondo sterno, avendo preferenza per rimanere in comunità con gli altri che hanno qualche similitudine con la loro situazione.

Si tanto è importante lavorare nel aspetto familiare diventa anche di speziale rilevanza farlo con i rapporti tra gli uguali, cioè da ragazzo/a a ragazzo/a. Un giorno saranno fuori del centro residenziale e ognuno prenderà anche la sua propria strada. Favorire l’acquisto delle abilità sociali diviene principale per poter sviluppare un’intervento adeguato alle necessità degli utenti di questi tipi di centri.

L’importanza di questi aspetti si trovano nella situazione futura. Quando i ragazzi centrano tutti i suoi rapporti con gli altri ragazzi che si trovano in comunità perderà tutti i contatti con quelli che sono fuori, perciò nel futuro potrà vedersi perso senza una struttura che lo aiuta a stabilire quelli rapporti d’amicizia, quella rete di appoggio che favorisca il loro percorso.

David Martín.

Strano Ritorno E Ringraziamenti

È veramente strano quando si torna a Firenze restando solo due giorni per finire il progetto volontario e sentire agli altri volontari che non hanno voglia di finirlo. Neanch’io avevo le voglie di finirlo, però era distinto, gli altri partivano per tornare alle loro case, ai loro paesi, io invece tornavo a Firenze per finire il mio progetto e cominciare a lavorare, perché ormai Firenze è diventata la città nella cui abito. Fin dall’inizio era strano tornare a Malaga come un turista in più che fa una visita agli amici, che va a fare le vacanze. Tanti altri mi dicono che hanno una gelosia per me perché io posso restare, ed io sono felicissimo di che sia questo quello che ho, poter rimanere e cominciare a lavorare con i ragazzi e con i colleghi su di cui ho imparato tanto.

Su di questo è quello che avevo pensato scrivere prima di partire per Malaga a fare le vacanze. Invece è cambiato giacché ho avuto una delle feste più belle ed emozionanti che mi hanno mai fatta. Si era organizzata una cena con tutti i ragazzi della comunità e gli operatori, dove dopo cena alcuni ragazzi avevano preparato un discorso nel cui mi ringraziavano per tutto quello che ho fatto per loro e per tutto il tempo dedicato della mia vita a loro. Tutto fantastico, una cena meravigliosa, anche mi hanno fatto dei regali. Sono stati dei giorni felicissimi grazie a tutti i ragazzi e colleghi che mi dimostravano l’importante che sono stato per loro, l’aiuto efficace che sono riuscito a dare.

Comunque faccio un’altra fermata su uno degli aspetti che hanno avuto più importanza per me in tutto quest’anno. Un successo accaduto fra uno dei ragazzi molto speciale ed io. Mai mi ricorderò di quella giornata in cui avevamo discusso perché si era agitato e la situazione era diventata proprio un caos. Parole e fatti che mi avevano fatto pensare dopo il lavoro, mi avevano fatto diventare triste per l’accaduto. Un’esperienza la quale è stata con la che ho imparato di più. Ma tutto soluzionato con una lettera finale nella cui mi chiedeva delle scuse, nella cui dimostrava che si era veramente pentito di far tutto quel casino. Mai avrei pensato che lui mi avessi scritto quella lettera, comunque il rapporto da parecchio tempo si era ristabilito come all’inizio. Solo posso ringraziarlo e dirgli quest’anno Spagna-Albania, vedremo la partita insieme.

Dare anche le grazie a tutti gli altri operatori, tanto del gould come della cooperativa, che hanno fatto tanto per aiutarmi a migliorare e con i quali si sono stabiliti i rapporti di amicizia. Senza di loro il mio anno di volontariato sarebbe stato molto diverso.

“Siamo forti e ci vogliamo bene. E siamo semplici, e tutto è naturale in noi… Vogliamo essere forti spiritualmente, e semplici e sani e volerci bene così, perché ci vogliamo bene e questa è la più bella e più grande e più forte ragione del mondo.”  (Antonio Gramsci).

“E se vale la pena rischiare, io mi gioco anche l’ultimo frammento di cuore”. (Ernesto “Che” Guevara de la Serna)

David Martín.

Attività D’Estate

L’altro giorno ho dovuto organizzare delle attività per tutti i ragazzi del centro compresse dentro delle comunità “Arco”, “Colonna” e “Centro Diurno”. Attendendo all’onda di caldo vissuta a Firenze nelle ultime settimane ho pensato di fare tale attività al più rifrescanti possibile. Ciò mi ha fatto pensare sui palloncini d’acqua, ma non bastava una guerra con loro, per quello ho pensato in diversi giochi modificandoli per introdurre i palloncini. Ne avevamo comprato due centinaia… sembrava proprio una festa di colori.

Il primo gioco fatto è stato “La Bomba”. Questo gioco consisteva in lanciare tre palloncini d’acqua all’aria, se ne dicevano altri tanti nomi e se riuscivano a prendere i palloncini senza farli scoppiare avevao l’opportunità di tirarglielo a chi loro decidessero. All’inizio i ragazzi non hanno capito bene il gioco e cominciavano a tirare i palloncini ai piedi degli altri, fin quando hanno capito che faceva molto caldo e sarebbe stato meglio buttarglieli adosso.

Il secondo gioco è stato “Ninja” (Gioco stella del seminario a Firenze a Frebbraio). Però al posto di colpire le mani degli altri dovevano far scoppiare il palloncino che gli altri ne avevano in mano. Come solitamente ci sono state tantissime botte in faccia (motivi per i qualli i ragazzi ridevano di più fin quando era il turno di quello che si trovava accanto). Alla fine del gioco il numero di feriti è stato zero… (Fortuna). Oltre a tutto volevano continuare a giocare.

Il terzo gioco è stato la “Palla Velenata”. Un’altra volta la palla è stata sostituita da un palloncino. È stato veramente un bel cambio giacchè tanti ragazzi sono riusciti a prendere il palloncino senza che questo scoppiasse. Bello quando uno ne ha scoppiato in faccia d’un ragazzo sconcentrato. Mai avevo visto ai ragazzi reagire così bravi dopo che qualcuno lo colpisce o gli fa qualche scherzo, era diventata la giornata delle rise.

Per quarto e ultimo gioco si è fatto il “Pallavolo”, un punto per quelli che riescano a far cadere la palla nel campo dell’altra squadra, due per quelli che avendo lanciata la palla all’altra squadra è scoppiata nelle mani degli altri. Siccome un educatore ed io ci siamo messi d’accordo questo gioco è stato impossibile finirlo. Avevamo visto che il risultato era molto differenziato fra le due squadre e per evitare conflitti abbiamo cominciato a tirare tutti i palloncini restanti (più meno 50-60) finendo con una guerra che mai avevamo dover cominciato… I ragazzi, furbi come adolescenti, hanno presso il coso dove si metteno gli abbigliamenti della lavatrice, l’hanno riempito d’acqua e senza accorgerci ce l’hanno buttato adosso delle nostre spalle (simpatici questi ragazzi).

Sono state poche volte nella mia vita un cui ho organizzato delle attività del genere con adolescenti, però ho visto che è una cosa che mi piace davvero, qualcosa che sono disponibile per continuare ad organizzare. In tanto in questi ultimi giorni del mio progetto ci sarà la mia vendetta contro di quelli che mi hanno buttato tutta l’acqua addosso.

David Martín.

Senza Più Seminari

Strana la sensazione di non avere più seminari. Prima si ricordavano con grande allegria i viaggi per andarci e poter trovare a tutti quei altri volontari conosciuti lungo tutto quest’anno. Nel mio percorso sono stati 5 seminari, e tutti tranne uno sono stati meravigliosi. Purtroppo non ci sono più come volontario, ma spero che qualche giorno tornerò a fare ciascuno in qualsiasi modo.

Nel rapporto col mio servizio volontario mi hanno dato moltissimi strumenti da poter applicare con i ragazzi con cui lavoro, strateggie che hanno facilitato questi rapporti e attività che hanno promosso l’autoestima dei ragazzi. Sono parecchie cose che porto e porterò dai seminari al mio modo d’intervento professionale. Inoltre devo dire che questo significa una parte minimissima di quello che mi hanno dato. Ciò che valluto di più sono le persone lì trovate. Tante nazionalità insieme favorivano tanti punti di vista diversi, però una parte deve essere evidenziata… la qualità come persona che sono riuscito a trovare. Persone di tutte le età mi sono rimaste dentro dei miei pensieri, persone con le cui nel fra tempo dei messi dopo ai seminari siamo diventati amici, e non qualsiasi tipi di amici, veri amici che si pensano tante volte. Amici che ti scrivono semplicemente per farsi sentirsi e interessarsi per la tua giornata.

Sono tanti nomi che si possono dire, però c’è qualcosa che conta di più che i nomi… un sentimento, una felicità una “Irie” dal giamaicano (vuol dire “felicità”, “positivismo”) ed è il termino col cui dovrebbe finire questo articolo, perchè non ci sarebbero parole migliore che farebbero descrivere a queste persone tedesche, fracesi, ungherese, spagnole, ucraine, bosniache… Un volontariato ci ha unito, una vita ancora ci resta per continuare a migliorarci come persone e a rendere la vita al più bella possibile.

Grazie ragazzi, non ci saranno più seminari, ma sempre ci saremmo noi.

David Martín.

Il Conto

È l’ultimo mese, ne sono passati dieci e ormai da parecchio si contano le giornate di servizio che restano. 31 Luglio 2015 la data, la fine del mio servizio volontariato europeo in Italia. Non ci sono parole possibile per poter descrivere specificamente cosa ha significato quest’anno.

Ci sono stati tantissimi momenti felici e tristi, momenti di saluti e momenti di nuove opportunità per continuare o cominciare una nuova vita, una vita che ha preso la sua strada grazie a tutte le esperienze, agli amici e anche alle persone che non mi sono piaciute hanno apportato la possibilità d’imparare. Ed è tutto questo che ti fa dire “il volontariato internazionale mi darà, addirittura nel mio caso l’ha fatto, più a me che quello che io possa dargli”.

Tanti colleghi del servizio della comunità residenziale dove sviluppo la mia attività volontaria hanno riassunto il mio anno come un’anno fantastico dopo di che non sanno cosa faranno senza di me. Parole magnifiche che fanno diventare i giorni felici, con un sorriso brillante, ampio, chiaro… E sopratutto quando i ragazzi mostrano i suoi sentimenti quando si parla del saluto finale, quando si parla di finire oppure, nel mio caso, quando si parla di continuare grazie alla possibilità di cominciare a lavorare con loro dopo la fine del servizio. Succedeva nel cerchio che si fa con i ragazzi ogni giovedì, uno spazio dove i ragazzi e gli operatori possono esprimere le loro idee, opinioni, cambi, regole, comunicazioni… Ed è stato in quello nel cui toccava a me la parte finale sotto il titolo “comunicazione David”. I nervi hanno cominciato a fiorire, sorrisi si incontravano fra i ragazzi e fra me, commenti di alcuni alzando la voce dicendo che mi assumevano. Ed era arrivato il momento, dopo che ognuno aveva parlato sulle diverse situazione prima parlate… Ragazzi rimango a Firenze, non torno in Spagna giacché, come primo momento, sarò un educatore in più per il primo campo estivo e, senza poter finire, Tata, uno dei ragazzi con cui ho avuto uno dei rapporti più stretti, più confidenziali, si è alzato per venire ad abbraciarmi. Pensavo che sarebbe stato più facile dare una bella notizia comunicando la mia permanenza con loro che salutarsi, invece adesso ho dei dubbi di quanto poteva essere facile o difficile uno o altro.

Però non finì lì. Feci un segno alla risponsabile del servizio e mi disse continua te… Quindi dopo due secondi nei cui ho pensato il modo da dirlo, mi decido per le parole essatte: “Ragazzi qui non finisce tutto, anche sono molto lieto di comunicarvi che dal primo settembre comincerò come nottante, perciò non vi liberarete di me così facile, non potete rimpatriarmi in Spagna”.

Dopo sarebbe dovuto arrivare il momento di counicarlo nella comunità delle ragazze. Felici per la notizia di fare il campo estivo con loro, domande sulla mia continuità dopo il campo, scoppio di felicità, urle, salti sono avvenuti dopo di communicare il mio comincio come nottante principalmente con loro.

(VICTOR KRAFT NON ESSERE GELOSO, ANCHE TE SEI GRANDE FRANCESE).

Per concludere, basta solo dire che il conto, questo conto che da parecchio tempo faccio, è stato più facile grazie a questi riassunti su tutta la mia traiettoria in questo servizio.

“Cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che teniamo, i nostri rapporti con gli altri umoni” (Antonio Gramsci).

“Quando si sogna da soli è un sogno, quando si sogna in due comincia la realtà” (Ernesto “Che” Guevara de la Serna).

David Martín.

Festa Finale Mauro

È stata organizzata una festa dentro del centro Gould a Firenze per salutare a uno dei bambini, uno dei più piccoli che se ne va per cominciare una nuova vita accanto alla sua famiglia affidataria. È stata veramente una festa bellissima, dove abbiamo mangiato tantissimo e ci siamo davvero divertiti. Oltre a tutte le cose belle che sono capitate oggi c’era una parte di tristeza… Quella parte nella cui tutti pensavamo, se ne va il bimbo della comunità Arco, il ragazzino biondo di occhi blu che ci faceva tanto ridere e tanti sentimenti che ci ha fatto avere, quel che essendo il più piccolo ci ha fatto piangere di felicità al salutarlo.

Sempre si parla delle caratteristiche professionali a livello delle capacità per lavorare e delle capacità per staccare i sentimenti, ma risulta impossibile quando si lavora nel settore sociale con persone, sopratutto con bambini. Domani lui comincerà una miglior vita fuori di un centro dove potrà avere una famiglia, la cui darà tutto i suoi sforzi e la loro attenzione come se fossero i genitori biologici.

Sono veramente contento di averlo conosciuto, di crescere profesionalmente grazie a lui, ma sopratutto di crescere come persona e per farmi sorridere nei giorni in cui più avevo bisogno. Mai mi dimenticherò dei campionati sulla psp nel quale lui si pigliava il Málaga per farlo con me, mettendo il livello più basso per poter vincere 8-0 ogni partita e far arrivare la mia città dentro dei campioni. Subito questo mi ha fatto sentire l’avvicinamento che abbiamo avuto, la fiducia sviluppata fra noi, addirittura aumentata anche dopo di ogni litigo  all’ora di fare i compiti di scuola.

Ed oggi, appena ha visto un canestrino per giocare a pallacanestro, prima di aprire il pacco, ha alzato lo sguardo e ci siamo incrociati sapendo quello che pensava l’altro senza cambiare parola alcuna. Domani giocheremo la nostra prima partita di basket, è stato giurato e non potrà essere di nessun’altro modo. Sempre ho voluto ripagarli i sorrisi che lui mi ha regalato ogni giorno, domani sarà pagato il mio debito. Spero che lui lo faccia senza scoreggiarsi come di solito fa quando fa un grande sforzo, però non potrò dirgli che puzza, riderà fino alla fine come al solito.

Mi piacerebbe aver condiviso con te il prossimo campo estivo che si farà in agosto, andare al mare con te, giocare con la sabbia, degli scherzettini con la faccia, ballare con te in camera quando eri arrabbiato solo per farti ridere, per tutti i sopranomi che mi hai dato… Insomma solo posso essere felice per tutte le belle cose che ti stanno per venire.

Grazie di cuore dal tuo spagnolito, senza di te il mio anno di volontariato non sarebbe stato lo stesso ciccio.

David Martín.